Mentre in Libia sembra esserci un momento di calma, si è riaccesa la contestazione nel paese che ha dato il via al domino che sta facendo cadere da due mesi a questa parte, ad uno ad uno, i governi dei paesi del Nordafrica, la Tunisia. Quella che sembrava una strada già avviata verso il rinnovamento, e quindi una pagina della storia già chiusa, si è improvvisamente riaperta nel fine settimana con due manifestazioni nel centro di Tunisi che hanno portato a nuovi scontri tra manifestanti e polizia e che, oltre agli arresti, quasi duecento, ha lasciato sull’asfalto la vita di cinque persone e diversi feriti. Immediate le conseguenze politiche. Il primo ministro della Tunisia Mohammed Ghannouchi ha dato le dimissioni ieri. «Non mi sto sottraendo alle mie responsabilità », ha annunciato nel suo discorso trasmesso dalla televisione di stato «lo faccio solo per aprire la strada a un nuovo primo ministro. Non sono pronto a essere la persona che prende decisioni che potrebbero causare ulteriori vittime». Al suo posto è stato nominato Al-Baji Ca’ ed al-Sebsi, a sua volta ministro degli esteri al tempo del primo presidente della Tunisia e padre della Patria, Habib Bourguiba. Anche questa nomina però è a rischio perché in realtà non rappresenta appieno il desiderio di rinnovamento della popolazione, opinione confermata ad Al Jazeera, da uno dei più importanti attivisti tunisini Ziad Cherni. Ghannouchi, che ha lasciato ieri l’incarico di primo ministro, stava lavorando per preparare le elezioni la prossima metà di luglio, ma gran parte del paese in lui vedeva ancora l’alleato dell’ex presidente e, per questo, ne ha chiesto ripetutamente le dimissioni nelle ultime settimane e gli scontri negli ultimi giorni erano diventati così intensi che le autorità hanno chiuso alcune strade centrali della capitale, come era successo un mese fa, durante le manifestazioni che hanno portato alla caduta di Ben Alì. Ci sono, inoltre, anche altre voci, vicine al ministero dell’interno, che parlano di frange vicine al presidente deposto, che fomentano gli scontri e hanno tutto l’interesse a riportare il caos nel paese.
di Redazione Donnesulweb
28 febbraio 2011
Il problema è che le manifestazioni si placano se i potenti si danno da fare per cambiare le cose, ma se così nn avviene, come si può chiedere al popolo di non tornare nelle piazze a manifestare?