Aperta la battaglia contro lo stiletto. E le donne insorgono
(25 ottobre 2009) – Ricordate la famosa scena del film “Una donna in carriera” nella quale Tess, l’ambiziosa segretaria, si reca al lavoro camminando per la città in scarpe da ginnastica e appena entrata in ufficio indossa il tacco 12? Nella realtà succede esattamente lo stesso, le più temerarie non disdegnano gli stiletti anche per delle camminate chilometriche, sfidando sampietrini, marciapiedi e buche varie. Fortunatamente, c’è chi ha pensato alla salute delle gambe delle donne “tacco-dipendenti”. In Inghilterra il Trade Union Congress britannico (Tuc), il più grande sindacato del Paese che difende i diritti più di sei milioni di lavoratori tra uomini e donne, ha presentato una mozione per abolire i tacchi alti sul luogo di lavoro. Le motivazioni? Sono scomodi (neanche dovessero portarli loro), provocano vesciche, fanno male alla circolazione, a fine giornata le gambe diventano pesanti. A ciò si aggiungono il mal di schiena e i dolori muscolari. Secondo i dirigenti uomini del sindacato i tacchi alti sarebbero la causa della perdita di 2 milioni di giornate lavorative l’anno.
La risposta femminile non si è fatta attendere. Da uffici governativi e aziende private il coro è stato unanime. “Giù le mani dai nostri tacchi”. Presentatrici tv, psicologhe e rappresentanti della politica si sono schierate a favore della campagna «Save our soles» (Salviamo le nostre suole) lanciata dal tabloid Sun, per rispondere alla propaganda sindacale «To hell with heels», “All’inferno i tacchi alti”. Altro che crisi economica e aumento della disoccupazione, le preoccupazioni del sindacato Tuc sono ben altre. Chissà se consolerà sapere che non è l’Inghilterra il paese simbolo dei tacchi a spillo. Neanche Milano, Parigi e New York (le fans di Sex end the city saranno sconvolte) bensì la Russia. Dopo il caviale e la vodka, i tacchi alti sono diventati un simbolo della nazione, a testimoniarlo i dati record delle vendite del 2009. I sindacalisti inglesi rimarrebbero di stucco ammirando la bravura delle donne russe a camminare sul ghiaccio con i tacchi alti come fossero ramponi. La verità è che lo stiletto era ed è un simbolo di potere femminile. «il compasso che misura il mondo» affermava il regista francese Francois Truffaut. Appunto. Non sarà che i sindacalisti inglesi si fanno “distrarre” facilmente dall’ondeggiare sinuoso di tondi fianchi su 12 cm di tacco?