Si apre oggi il plico inviato venerdì scorso dai magistrati milanesi alla Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera. Il plico contiene gli atti dell’indagine sul Rubygate. 300 pagine con il risultato delle indagini che per l’accusa proverebbero che il presidente del Consiglio non ha solo commesso il reato di concussione ma anche quello di prostituzione minorile per presunti atti sessuali con Ruby: intercettazioni, analisi dei tabulati e delle celle telefoniche, testimonianze e pare anche documenti di versamenti di denaro, e altre prove che dovrebbero essere «schiaccianti». Tra queste ci sarebbe una conversazione che risale alla scorsa estate tra Berlusconi e la Minetti: con lei che lo avvisa di un interrogatorio di Ruby e con lui che le avrebbe risposto di non essere allarmato perché «non potranno mai dimostrare che io sapevo che è minorenne». E rispetto a Ruby riguardo ad una confessione fatta ad una sua amica: «Mi pagano per tacere, mi pagano per parlare e ora sono diventata ricca». II legali di Berlusconi, hanno già studiato fino alla virgola le trecento pagine con la «dettagliata elencazione degli indizi e delle prove a carico» che costituiscono l’invito a comparire per l’interrogatorio di venerdì prossimo (oppure sabato o domenica). Il premier anche le ha lette e interpretate così bene da negare tutto e raccontare ieri, in un messaggio alla televisione, la sua verità rivelando una fidanzata, rapporto nato successivamente alla rottura con la ex consorte Veronica Lario che, sempre presente alle cene a cui si fa riferimento e sicuramente non avrebbe tollerato di essere testimone di atti sessuali con minorenni.
Eppure tutte le fonti di prova portano a conclusioni diverse e cioè che Nicole Minetti, «in concorso con Fede Emilio e Mora Dario (Lele, ndr) hanno indotto e favorito l’attività di prostituzione svolta dalla minore El Mahroug Karima nella consapevolezza della sua minore età, la quale compiva atti sessuali con Silvio Berlusconi dietro pagamento di corrispettivo in danaro e altra utilità». E sempre la stessa Minetti che con Mora e Fede, «accompagnava a tal fine la minorenne in data 14 febbraio 2010 presso la residenza in Arcore di Silvio Berlusconi quindi continuando a favorirne l’attività di prostituzione svolta fino al maggio 2010». Un’accusa chiara perché nelle carte è evidenziato il ruolo centrale di Minetti, la responsabile dell’harem di via Olgettina, a Milano 2, dove sono stati trovati, oltre a giochi erotici di diverso tipo, regali del premier e anche molti soldi in contanti, in biglietti da 500 euro.
Molte sono le amiche della Minetti, invitate dalla stessa alle serate ad Arcore, che hanno raccontato ai magistrati di serate «imbarazzanti» a base di cene, striptease, travestimenti e lap dance fino alla selezione della favorita e alla distribuzione dei regalini. Una di queste ragazze ha commentato: “Quello è malato, si vede che è malato”. Il paradosso è che quest’indagine è iniziata proprio da una telefonata dello stesso Berlusconi quando la sera del 27 maggio telefonò per due volte in questura a Milano per fare affidare Ruby, “la nipote di Mubarak”, alla sua collaboratrice Nicole Minetti che mollò subito l’allora minorenne a una prostituta brasiliana.
17 gennaio 2011