Ieri tra la sede storica della Lega e Rosi Mauro la linea telefonica era incandescente. Più di un’autorevole telefonata è partita da via Bellerio per convincere la vice presidente del Senato a dare le dimissioni, hanno provato a convincerla in tutti i modi, ma la Mauro ha declinato l’invito e a Porta a Porta, sempre ieri in giornata, ha ufficialmente annunciato che non si dimetterà perchè, ha dichiarato: “Non ho fatto nulla di male, usciro’ pulita da questa storia”.
È molto probabile però che, venerdì, durante l’incontra tra i tre componenti del “triumvirato” che al momento di fatto sostituisce la segreteria, si decida di espellere Rosi Mauro da partito, così come ieri in serata, a Bergamo, durante la manifestazione dedicata all’orgoglio padano, Maroni, con una scopa in mano, tra dichiarazioni roboanti, commozione, retorica e proclami futuri, ha chiaramente detto che: “se Rosi Mauro non si dimette, sarà la Lega a dimetterla”.
Nella stessa manifestazione, c’è stato spazio ampio anche per Bossi per riconquistare il feeling, fortemente incrinato dopo i fatti venuti alla luce, con la base leghista e per lanciare un appello, assieme ad altri big del Carroccio, diretto soprattutto a Maroni, perché il movimento non si divida. La pulizia e’ in atto, ma non bisogna spaccare il movimento, e’ stato il ‘refrain’ dell’ex ministro delle Riforme, cosi’ ci facciamo solo del male. Non riesco a fermare nessuno, non rispondo per altri e non ho alcuna intenzione di spaccare la Lega, ha ragionato Maroni.
Dietro le quinte però, c’è chi accusa l’ex responsabile del Viminale di cavalcare in maniera eccessiva le proteste, di veicolarle e di muoversi già da segretario.
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