Oggi i “draghi ribelli”, un nome collettivo dietro il quale si organizza un insieme di precari, studenti, artisti, operatori della comunicazione, attivisti dei movimenti, scendono in piazza “contro la dittatura finanziaria delle banche” in una serie di blitz sotto le sedi di Banca d’Italia, a partire da quella romana di Palazzo Koch, in via Nazionale. Il blitz, che si svolgerà in diverse città, non sarà fine a se stesso ma “una mobilitazione prolungata, con forme modulabili. L’obiettivo temporale che ci poniamo per ora va dal 12 al 15 ottobre, quando ci mobiliteremo in tutto il mondo per la giustizia sociale e il cambiamento globale”.
Nel manifesto di presentazione dell’evento aggiungono che scenderanno in piazza “contro la dittatura finanziaria delle banche e della speculazione globale che usano la crisi per attaccare e smantellare i servizi pubblici, il welfare, la formazione, per cancellare diritti e appropriarsi dei beni comuni” e che per questo numerose persone parteciperanno “ad un evento pubblico di proposta e di protesta che individui nella Banca d’Italia e nella Bce le istituzioni di una nuova governance globale che impone decisioni al di fuori di qualsiasi legittimità democratica”.
Il blitz cade, non a caso, nel giorno in cui a Roma si svolge il convegno internazionale “L’Italia e l’economia mondiale, 1861-2011”, con la presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del presidente della Banca d’Italia Mario Draghi. E proprio al capo dello Stato i “draghi ribelli” hanno rivolto un appello, una lettera pubblica in cui si chiede di rifocalizzare l’attenzione sui giovani. Una lettera che vorrebbero consegnare nelle mani del presidente della Repubblica: “La questione generazionale è semplice – scrivono a Napolitano – c’è una generazione esclusa dai diritti e dal benessere, che oggi campa grazie al welfare familiare, e sulla quale si sta scaricando tutto il peso della crisi. La questione non si risolve togliendo i diritti a chi li aveva conquistati, i genitori, ma riconoscendo diritti a chi non li ha, i figli, e per far questo ci vogliono risorse, altrimenti le parole girano a vuoto”.
“Ora ci chiediamo, e chiediamo anche a lei presidente, come è possibile invertire la tendenza e promuovere delle politiche pubbliche – proseguono – a sostegno delle giovani generazioni prendendo sul serio le letterine estive di Trichet e Draghi?”. “Con troppa solerzia, caro presidente – aggiungono – l’abbiamo vista affidarsi alle indicazioni di Trichet e Draghi. Questo non significa unire l’Italia e neanche sostenere le giovani generazioni. Bisognerebbe avere il coraggio, dopo il disastro del ventennio berlusconiano e della seconda Repubblica, di costruirne una terza di Repubblica, fondata sui beni comuni e non sugli interessi privati. È giunto il momento di scegliere da che parte stare, dalla parte della rendita o da quella della vita. La invitiamo a riflettere, perché questa generazione tradita non si arrenderà alla rassegnazione, ma da Tunisi a New York ha imparato ad alzare la testa”.