Prima della sentenza l’ex premier era davanti a un bivio: fare la voce grossa, oppure accettare qualunque decisione sarebbe scaturita dal Palazzo di Giustizia. Tra via Dell’Umiltà e palazzo Grazioli la tensione cominciava a salire. Sulla scrivania del cavaliere c’era un dossier, una sorta di “manuale di istruzioni per l’uso” qualora fosse arrivata la condanna.
Ora che sappiamo tutti come è andata a finire e che il destino da senatore di Berlusconi è ormai segnato, ci si domanda cosa potrà accadere dopo la sua decadenza. Gli scenari che si presentano, in realtà, non sono moltissimi, ma tutti dipendono dal carattere irascibile e volubile dell’uomo di Arcore e dai suoi deputati e senatori, definiti, dal deputato Susta di Lista Civica, “cortigiani in una monarchia assoluta“. Questo dopo l’ormai consolidata voce di dimissioni di massa nel caso di decadenza (scontata) di Berlusconi.
I falchi del Pdl, Santanchè, Brunetta, Verdini e in ultimo anche Schifani, per apparire agli occhi del padrone, “più cortigiani degli altri” soffiano sul fuoco delle dimissioni, sperando di far cadere il governo e, costringendo in questo modo, tutto il paese, a pagarne le conseguenze, come se questi ultimi anni, tra crisi economica, spread che vanno su e giù, berlusconismo e antiberlusconismo, non siano stati sufficientemente gravidi di sventure e di disagi economici per la grande parte della popolazione.
Al momento, questa sembra essere la linea prevalente. Ciò aprirebbe sicuramente una nuova crisi di governo e, tutto ritornerebbe nelle mani del Capo dello Stato.
A quel punto Napolitano può scegliere di sciogliere le camere e indire a breve nuove elezioni oppure, pensare a un Letta-bis che, a questo punto difficilmente avrebbe i numeri per governare, a meno di qualche significativa defezione tra i parlamentari dell’Esercito di Silvio.
E’certo che la scelta di far saltare il banco penalizzerebbe anche lo stesso Berlusconi che, non avrebbe più nessun appoggio da parte del Quirinale, non è detto che anche il rilancio della nuova Forza Italia, possa ottenere il consenso (non più personale, perchè per la legge Severino, non è candidabile) che si aspetta dalla gente che, ha altri problemi a cui pensare piuttosto che quelli dell’ex-premier. In ultimo sarebbe penalizzata anche Mediaset che nello scorso luglio, in un clima positivo per le larghe intese, per la prima volta dopo 22 mesi, dal segno meno è passata in territorio positivo, per effetto soprattutto di una ritrovata stabilità politica che rassicura gli investitori. E le strategie del gruppo, in previsione di un big business a fine settembre, già allora sconsigliavano manovre destabilizzanti.
Come se fosse una novità, al paese prossimamente aspetterà un clima di grande incertezza politica. Le uniche certezze future sono che Berlusconi non sarà candidabile, che prima o poi scatterà anche l’interdizione dai pubblici uffici, che dovrà scegliere tra un anno di domiciliari o un anno di servizi sociali.
Certamente Silvio non andrà in carcere ma, come ha brillantemente scritto su un quotidiano nazionale Perfranco Pellizzetti, Berlusconi è già in galera e il suo carceriere si chiama Francesca Pascale: “la giovane carceriera ha già preso in ostaggio il rintronato riccone centellinando o vietando – come da copione – gli accessi delle altre visitatrici. Per cui si potrebbe osservare come Berlusconi sia finito in prigione o ai domiciliari prima ancora che giungesse a compimento l’itinerario previsto dalla sentenza di condanna della Cassazione”.