Come capita spesso, una catastrofe di queste proporzioni che capita in un paese, non appartenente alla fascia di paesi più in vista, passa quasi in secondo piano. 1080 morti e oltre un migliaio i dispersi, spesso non sono sufficienti a focalizzare l’interesse del mondo occidentale sul disastro che ha colpito le filippine in seguito al passaggio della tempesta tropicale Washi. Dove le inondazioni che hanno devastato l’isola di Mindanao hanno colpito circa 471.000 persone e dove le autorità cittadine stanno cercando di prevenire epidemie scavando fosse comuni per seppellire i cadaveri ormai in decomposizione.
La maggior parte delle vittime abitava nell’isola di Mindanao, una delle regioni più povere delle Filippine, spesso teatro di ribellioni separatiste. E moltissimi stavano nelle bidonville situate sulla costa: sono stati sorpresi nel sonno da valanghe d’acqua e fango. Prima di essere sepolti nelle fosse comuni, ai corpi ai quali non è stato finora possibile dare un nome sarà prelevato un campione di Dna in modo da permettere l’eventuale successiva identificazione.
La maggior parte delle vittime abitava nell’isola di Mindanao, una delle regioni più povere delle Filippine, spesso teatro di ribellioni separatiste. E moltissimi stavano nelle bidonville situate sulla costa: sono stati sorpresi nel sonno da valanghe d’acqua e fango. Prima di essere sepolti nelle fosse comuni, ai corpi ai quali non è stato finora possibile dare un nome sarà prelevato un campione di Dna in modo da permettere l’eventuale successiva identificazione.
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