Nucleare Iran: siamo vicini a un accordo tra Usa, Europa, Russia, Cina e il paese del Golfo Persico? Probabilmente sì, e vi spieghiamo perché c’entra anche l’Isis.
Nucleare Iran sono state due parole che nel recente passato hanno fatto paura o sono state puntualmente utilizzate per far paura. Il lungo processo verso la dotazione di strumenti atti a produrre energia nucleare in Iran è stato visto in Occidente, per lo più, come una minaccia per il sospetto che più che energia per scopi civili ci si stesse preparando alla costruzione di un ordigno atomico. Aggiungiamoci la vicinanza di Israele e una zona caldissima per scontri e contrapposizioni religiose e il quadro è completo.
Iran: una centrale nucleare che può far paura?
La storia dell’avvicinamento dell’Iran al nucleare è molto lunga: già ai tempi del regno dello Scià erano attivi accordi con Europa e Usa per costruire un impianto nella cittadina di Bushehr. Il progetto richiese lungo studio e ovviamente dopo la presa del potere di Kohmeini gli occidentali non diedero più il loro supporto logistico.
Ci si mise poi la guerra con l’Iraq a fare altri danni (il sito di Bushehr fu anche bombardato): è stato così solo nella metà degli anni Novanta che una partnership con la Russia ha permesso di ripartire e a inizio degli anni 2000 l’Iran poteva anche annunciare di avere un impianto per l’arricchimento dell’uranio a Natanz poi seguito da un secondo impianto a Isfahan.
Ad oggi a Bushehr è attivo un solo reattore ma ne dovrebbero essere aggiunti poi altri due. La produzione di energia nucleare in Iran è ancora ampiamente ridotta, si parla di meno dello lo 0,1% dell’energia prodotta nella nazione.
Le ispezioni condotte nel corso degli anni dall’agenzia internazionale dell’energia atomica non hanno trovato per ora prove concrete che sia in atto lo sviluppo di un programma di uso militare del nucleare stesso.
Accordo Usa-Iran alle porte?
A migliorare il clima tra occidente, e in particolare gli Stati Uniti, e l’Iran è non soltanto la premiership più “moderata” di Hassan Rohani, vincitore delle elezioni del 2013 con una maggioranza schiacciante, ma anche un interesse comune a riavvicinarsi vista la situazione venutasi a creare in Siria e Iraq (ne parliamo più oltre).
Vedi anche: Isis, le nuove minacce “Arriveremo a Roma”.
In questa ultima settimana a Vienna Stati Uniti, Iran e rappresentanti di Francia, Russia, Gran Bretagna, Cina e Germania hanno lungamente discusso per trovare un accordo “definitivo” rispetto al nucleare iraniano. Ci sono principalmente due nodi ancora da risolvere:
– la disponibilità iraniana a non superare l’arricchimento dell’uranio al 20% (oltre questa soglia si stima che la generazione di un ordigno atomico sia fattibile);
– la cancellazione integrale delle sanzioni economiche che gravano da anni sul paese del Golfo.
A Vienna un accordo non è stato raggiunto ancora e i colloqui continueranno ancora nel mese di dicembre. E pare che una soluzione si potrà (o, per meglio dire, si dovrà trovare) visto l’interesse comune a un globale riavvicinamento, per dare una risposta unitaria alla crisi della regione.
Isis, Iraq, Siria e interessi economici: ecco perché un Iran “amico” è interesse dell’Occidente
La data di oggi (entro la mezzanotte) doveva essere quella definitiva per un accordo. Si continuerà a trattare e l’occidente ha tutto l’interesse a farlo.
Troppo importante avere a fianco l’Iran (o almeno non averlo contro) sul fronte irakeno dove i sunniti estremisti dell’Isis hanno preso gran parte del nord del paese e attualmente si trovano di fronte soltanto i curdi.
Troppo importante un sostegno che spinga la maggioranza sciita in Iraq a combattere più duramente contro l’Isis riaffermando il controllo sul Paese.
Inoltre la Siria è il secondo fronte caldo: anche qui l’Isis ha enormemente ampliato il territorio sotto il suo controllo. Ma se in Iraq trovasse più resistenza certamente dovrebbe spostare miliziani e risorse dalla Siria al nord dell’Iraq. Permettendo così alle truppe appoggiate dall’Occidente (che poi sono quelle non dell’attuale presidente Assad ma del cosiddetto Esercito libero siriano) di combattere più efficacemente e con maggiore successo.
Insomma un intreccio di interessi che hanno anche un risvolto economico importante: se finissero le sanzioni l’Occidente, la Russia, la Cina avrebbero di fronte a loro un mercato di quasi 78 milioni di abitanti, popolazione giovanissima per altro (età media 25 anni, per capirsi in Italia l’età media è 43,3 anni), potenziale consumatrice di tecnologia, intrattenimento ma anche partner possibile per infrastrutture, armamenti, energia.
Che il mese prossimo ci sarà un accordo siamo pronti a scommetterlo. Seguiteci per gli aggiornamenti.
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