Giulio Andreotti è morto un’ora fa nella sua casa al centro di Roma.
Il 94enne senatore a vita (Roma, 14 gennaio 1919) è stato politico, scrittore e giornalista italiano. È stato uno dei principali esponenti della Democrazia Cristiana e uno dei principali protagonisti della vita politica italiana dal dopoguerra fino agli anni ’90 per tutta la seconda metà del XX secolo.
E’ stato sette volte Presidente del Consiglio (tra cui il governo di “solidarietà nazionale” durante il rapimento di Aldo Moro (1978-1979), otto volte ministro della Difesa; cinque volte ministro degli Esteri; tre volte ministro delle Partecipazioni Statali; due volte ministro delle Finanze, ministro del Bilancio e ministro dell’Industria; una volta ministro del Tesoro, ministro dell’Interno
(il più giovane della storia repubblicana, a soli trentaquattro anni), ministro dei beni culturali (ad interim) e ministro delle Politiche Comunitarie.
Nel 2003 è stato giudicato per concorso esterno in associazione mafiosa dalla Corte d’Appello di Palermo. Era già stato assolto in primo grado, nel 1999.
Nell’ultimo grado di giudizio, la II sezione penale della Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di appello, richiamando il concetto di “concreta collaborazione” con esponenti di spicco di Cosa Nostra fino alla primavera del 1980. Per sopravvenuta prescrizione si è dichiarato il “non luogo a procedere” nei confronti di Andreotti.
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Anche a me dispiace sono d’accordo è stato l’ultimo grande vero politico italiano
A me dispiace in fondo nel bene o nel male Andreotti è stato l’ultimo grande vero politico Italiano, ora a parte Napolitano non mi sembra che esistono politici