Gli aumenti fiscali e tariffari possono essere “strumenti un po’ rozzi”, “ognuno vede quelli che lo riguardano”, ma bisogna “tenere presente il grande sforzo di riequilibrio del carico fiscale e della lotta contro l’evasione, chiamando a contribuire maggiormente coloro che meno avevano contribuito in passato”. Ha dichiarato il presidente del Consiglio, Mario Monti, a Pechino, che dopo aver incontrato il premier cinese Wen Jiabao oggi incontrerà a Hainan il vicepremier Li e il governatore della banca centrale Zhou.
Monti ha voluto “far presente agli italiani” ciò che “è meno visibile ai loro occhi, ma che avrebbe potuto avere un destino molto più grave per le loro famiglie: quello di finire come la Grecia“. “Sono ben consapevole che in questo momento stanno entrando in azione una serie di aumenti fiscali e tariffari”, ha spiegato, precisando che in parte “sono comunque il risultato differito di decisioni prese da governi precedenti”, mentre altre “sono misure di cui mi assumo le mie responsabilità e sono state introdotte da questo governo”.
“Nessuno può dire che la crisi nell’eurozona sia totalmente finita“, ha proseguito il premier, ma dall’inizio “sono stati fatti progressi enormi, quando sono arrivato ero molto preoccupato che l’Italia potesse essere un nuovo focolaio della crisi, ma finora non è successo e credo che non succederà . Permettetemi di dire che siamo abbastanza sollevati”.
Per quanto attiene i rapporti tra Italia e Cina, “l’Italia considera la Cina un partner strategico, c’è già un’ottima cooperazione”. “Quella di oggi – ha aggiunto Monti – è un’occasione preziosa per approfondire la conoscenza delle rispettive posizioni e trovare nuovi modi di collaborazione, sia bilaterale che multilaterale con la grande Repubblica cinese”.Dal canto suo, il premier cinese si è detto convinto che “l’Italia riuscirà a far fronte al contesto internazionale sfavorevole e, grazie alla messa in atto di riforme, rilanciare la sua crescita”. “L’Italia – ha affermato – è un grande Paese manifatturiero, la sua economia ha basi solide e grandi potenzialità ”.
Poco sono piaciuti invece al professore i retroscena di stampa che hanno attribuito la sua lettera al Corriere della sera a una “pressione del Quirinale” nei suoi confronti, per smussare la polemica con i partiti. “Non avevo parlato quel giorno col presidente della Repubblica”, ha puntualizzato il premier che non ha gradito neanche le anticipazioni giornalistiche sulla sua agenda politica per la prossima settimana.
Da Pechino Monti ha bacchettato i mass media: “Apprendo – ha detto – di avere due appuntamenti, il primo al Quirinale con il presidente Napolitano, il secondo a palazzo Chigi con i leader della maggioranza, ai quale chiederò un passo storico perché sostengano il testo, non so quale, presumo della riforma del lavoro…ma non ho nessun appuntamento specifico fissato”. Un atteggiamento della stampa che “lascia perplessi”, ha rincarato la dose, arrivando a chiedersi se certe “difficoltà di comprensione dell’Italia” all’estero, o addirittura “l’impossibilità stessa di conoscere la realtà ” nazionale, non dipendano da queste modalità dell’informazione.