Licenziare senza giusta causa sarà possibile se il sindacato aziendale è d’accordo. E’ quanto previsto da un emendamento alla manovra approvato in Commissione Bilancio del Senato. Le intese sottoscritte a livello aziendale o territoriale possono derogare a leggi sul lavoro, comprese quelle sul licenziamento, e alle relative norme contenute nei contratti nazionali. Resta salvo il rispetto della Costituzione, dei vincoli derivanti dalle normative comunitarie e dalle convenzioni internazionli sul lavoro. “Fermo restando il rispetto della Costituzione, nonché i vincoli derivanti dalle normative comunitarie e dalle convenzioni internazionali sul lavoro, le specifiche intese” aziendali e territoriali “operano anche in deroga alle disposizioni di legge” e alle “relative regolamentazioni contenute nei contratti collettivi nazionali di lavoro”, si legge nel testo approvato.
Nel testo tra l’altro si esplicita che le intese valide saranno non solo quelle “sottoscritte a livello aziendale o territoriale da associazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale” (come già prevedeva il testo della manovra) ma si aggiunge che anche le associazioni “territoriali” avranno la possibilità di realizzare specifiche intese “con efficacia nei confronti di tutti i lavoratori interessati” su temi come la “le mansioni del lavoratore, i contratti a termine, l’orario di lavoro, le modalità di assunzione, le conseguenze del recesso dal rapporto di lavoro, fatta eccezione per il licenziamento discriminatorio” e per le problematiche legate alle lavoratrici madri. Le modifiche volute dalla maggioranza hanno determinato l’immediata reazione della Cgil. “Il governo sconfitto sulle pensioni vuole ora distruggere l’autonomia e l’autorevolezza del sindacato e, così come per le pensioni, i segretari di Cisl e Uil non si accorgono di quello che sta succedendo e parlano d’altro”, ha affermato il segretario generale della Cgil Susanna Camusso.
Per il numero uno della Cgil “le modifiche volute dalla maggioranza di governo all’articolo 8 indicano la volontà di annullare il contratto collettivo nazionale di lavoro e di cancellare lo Statuto dei lavoratori, e non solo l’articolo 18, in violazione dell’articolo 39 della Costituzione e di tutti i principi di uguaglianza sul lavoro che la Costituzione stessa richiama.