Tre attacchi notturni su Tripoli, dopo quello di domenica sera. Missili e bombe su Sabah, nel centro del paese, e Sirte, la città natale del colonnello. La situazione però, si complica internamente alle forze della coalizione internazionale, su chi deve gestire il comando delle operazioni «Odissey Dawn». 
L’interventismo francese divide la comunità internazionale. A partire dal monito del ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, che minaccia di ritirare la disponibilità delle basi italiane e istituire un proprio comando separato se non dovesse essere raggiunto un accordo sul ruolo della Nato entro le prossime 48 ore. La questione è spinosa, e ha portato alla prima defezione dell’alleanza, con la Norvegia che ha sospeso la sua partecipazione alle operazioni militari fino a quando l’intrico non sarà dipanato. 
L’affidamento del comando alla Nato è preso in considerazione dalla Gran Bretagna, che ha auspicato che ciò avvenga «col tempo» e, dagli Stati Uniti, pur se con alcune cautele. Secondo i francesi, invece: «per il momento la Nato non ha alcun ruolo nella vicenda libica», ha detto il generale francese Ponthies. «La priorità », dunque, «non è la localizzazione del comando delle operazioni, ma il miglior coordinamento possibile», precisando che la Francia sta «applicando pienamente e unicamente la risoluzione 1973 delle Nazioni Unite, che corrisponde anche alla visione della diplomazia italiana». Disaccordo anche tra i 28 dell’alleanza atlantica. I piani preparati dagli esperti militari sono stati infatti respinti dalla Turchia, che reclama modifiche e precise condizioni per un intervento dell’Alleanza. La Germania, nel frattempo, prosegue ad astenersi sulla risoluzione Onu, non partecipando alle operazioni militari.
 Sull’invio di propri caccia resta scettica la Svezia, mentre la giornata ha registrato una spaccatura tra Vladimir Putin e Dmitri Medvedev. Con il primo che ha paragonato la risoluzione Onu agli «appelli medioevali delle crociate» e il secondo che, al contrario, ha proposto per il suo Paese un ruolo da mediatore per «ricomporre il conflitto». Perplessità giungono anche dalla Lega Araba per la modalità con cui è stata messa in atto la no-fly zone che pure aveva per lungo tempo richiesto.
Nonostante il caos su chi debba dirigere le operazioni militari, queste proseguono. Estesa la no fly zone sulla Libia meridionale e occidentale per un totale di 1.000 chilometri, grazie all’intervento degli aerei aggiuntivi delle forze della coalizione, tra cui le forze aeree italiane.
Muammar Gheddafi, ha dispiegato 200 cecchini a Misurata per garantire al regime «il controllo della strada che porta fuori dalla città ». «Gheddafi ha bombardato la città , per il quarto giorno consecutivo», ha raccontato il portavoce alla Bbc, «La strada principale e il centro sono stati rasi al suolo». Sempre a Misurata le forze pro-Gheddafi starebbero usando civili trasportati da altre città per utilizzarli come scudi umani. Ciò non ha tuttavia impedito la liberazione della città dalle milizie del raìs in serata. 
Le truppe del Colonnello hanno inoltre bombardato la città di Zenten per diverse ore, a quanto riporta l’emittente araba Al Jazeera.
 Nel corso della giornata, da ultimo, si era sparsa la voce della possibile morte di uno dei figli del Colonnello, Kamis Gheddafi. La notizia è stata tuttavia smentita dal governo libico. Gli alleati hanno attaccato diversi porti e l’aeroporto a Sirte. Bombe anche a 750 chilometri a sud du Tripoli, a Sabah, roccaforte della tribù di Gheddafi. Esplosioni e colpi di contraerea sono stati uditi anche nella capitale, in più riprese.
L’intervento sta dividendo non solo la diplomazia internazionale, ma anche la politica italiana. E non ci sono solo i distinguo dell’opposizione. Oltre ai Responsabili, è la Lega Nord, infatti, a impensierire il Cavaliere. L’insofferenza dei leghisti riguarda in particolar modo il rischio di sbarchi massicci di profughi a Lampedusa: si rischia «un’emergenza», ha precisato il ministro dell’Interno, Roberto Maroni. Senza contare che tra gli immigrati potrebbe celarsi qualche terrorista. Berlusconi è intervenuto in serata per rassicurare la Lega, alleato indispensabile per la prosecuzione dell’esecutivo: «Stiamo sollecitando iniziative umanitarie per quanto riguarda la popolazione e, nel nostro interesse, per prevenire flussi migratori», ha detto il Cavaliere. Perché «Sono uscite 300 mila persone dalla Libia, non libici, andando verso l’Egitto e la Tunisia. Noi siamo stati il primo Stato a inviare un’azione umanitaria con tende per circa 12 mila persone. Altri facciano la loro parte».
di Redazione
22 marzo 2011
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La situazione che si sta delineando in Libia, sicuramente non è facile da comprendere soprattutto se si pensa a tutti gli intrighi e a tutti gliinteressi che questa storia cela nel suo profondo, però c’è anche da dire che se nessuno fosse intervenuto Gheddafi avrebbe fatto piazza pulita di tutti coloro contrari alla sua politica (se di politica si può parlare)!
Io sinceramente non ci capisco più niente! Da una parte Gheddafi che continua a far fuoco sulla popolazione, dall’altra inglesi, americani e francesi che attaccano la Libia, (forse più per interessi personali che per altri motivi) e noi italiani? Boh… qual è il nostro posto in questa storia? E soprattutto: non potevamo per una volta astenerci anche noi come la Germania?