Anche se con colpevole ritardo, alla fine, la Comunità internazionale ha preso una decisione: nella notte italiana, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione 1973 che autorizza la no-fly zone sulla Libia e il ricorso a “tutte le misure necessarie” per proteggere la popolazione civile dalla minaccia rappresentata dalle forze leali al colonnello Muammar Gheddafi. Esultanza a Bengasi, la città “capitale” dei ribelli. La misura autorizza l’imposizione di una no-fly zone, e dà il via libera a qualunque misura, tranne un’invasione militare terrestre, per fermare gli attacchi che creerebbero vittime civili. È possibile un attacco aereo contro le forze fedeli a Gheddafi “nell’arco delle prossime ore”. Anche l’Italia parteciperà alla missione. L’Italia “non si tirerà indietro”, ha detto ieri sera il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, dopo un vertice improvvisato con il premier Berlusconi e il sottosegretario Letta. l’Ue fa sapere che approva ed “è pronta a mettere in pratica questa risoluzione nel quadro del suo mandato e delle sue competenze”, e il Canada annuncia già l’invio di sei cacciabombardieri. Bisogna vedere quale sarà l’utilità della risoluzione. La decisione dell’Onu arriva mentre Gheddafi ha minacciato imminenti attacchi contro Bengasi: “Attaccheremo stanotte, preparatevi, vi scoveremo nei vostri nascondigli”, aveva detto ieri. Gli Stati Uniti, in un primo tempo contrari, avevano poi modificato la propria posizione, sostenendo con forza la risoluzione soprattutto dopo che la Lega Araba si era mostrata favorevole all’imposizione di una no-fly zone, un fatto che secondo il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha “cambiato le carte in gioco”. L’amministrazione Obama aveva sottolineato anche la necessità di azioni più aggressive, come raid aerei mirati sull’artiglieria pesante del colonnello Gheddafi. Gli Stati Uniti o i loro alleati potrebbero anche inviare personale militare per fornire consulenza strategica e addestrare i ribelli.
di Redazione
18 marzo 2011