Drammatica la situazione in Libia. Secondo il New York Times, inoltre, migliaia di mercenari africani sono in marcia verso Tripoli per sostenere il regime.
 Obama ieri è tornato a condannare quanto sta accadendo, che “viola le norme internazionali e qualsiasi standard di decenza umana”. L’America, ha detto il suo presidente, sta dalla parte della libertà : “Questo spargimento di sangue è oltraggioso e inaccettabile. Poca compattezza da parte europea, dove ancora non si è presa una decisione univoca”. Il nostro ministro degli esteri, Frattini, ha una posizione ondivaga. Intanto anche Al Qaida ha dato il suo sostegno ai manifestanti. Secondo fonti libiche, Al Qaida avrebbe addirittura creato un emirato islamico a Derna, nell’est del paese. Anche l’emittente Al Arabiya parla di 10.000 morti e 50.000 feriti. A Tripoli sono state scavate fosse comuni sulla spiaggia. Ormai è certo che il colonnello Gheddafi controlla solo la regione di Tripoli, mentre le altre parti del paese sono in mano alle tribù ribelli. Sempre più certa è l’evasione in massa dal paese: quasi seimila persone si sono rifuggiate in Tunisia e, dopo il discorso di Gheddafi, il rischio di un esodo in massa è più che certo. La grande incognita, comunque, è quella che avverrà dopo. La Libia, paese formato da quattro tribù principali, Warfalla, Ghadafa, Meqarha e Zuwayya, con una popolazione di circa 6,5 milioni di persone, ha avuto uno stato unitario da pochi decenni. Un territorio immenso, più di sei volte l’Italia, ricco di petrolio, che ha cambiato negli ultimi 50 anni la faccia del paese attraverso una pesante urbanizzazione, e dato un reddito medio procapite di 16.000 dollari annui. Nonostante ciò, i costumi della popolazione sono sempre rimasti radicati alle tradizioni tribali. Lo stesso Gheddafi ha sempre mantenuto il costume di dormire nelle tende e di viaggiare scortato dai suoi cammelli. E i capo-clan hanno sempre mantenuto un ruolo cruciale nel risolvere le dispute tra cittadini, garantire la rete dei servizi e distribuire posti di lavoro tra gli affiliati, in uno Stato privo, non solo di forma democratica, ma anche di organizzazione amministrativa e istituzionale. 
In un quadro del genere, non è inverosimile uno sgretolamento pari all’anarchia e alla violenza in cui è sprofondata la Somalia, dove il fondamentalismo islamico può avere una parte da protagonista.
di Redazione Donnesulweb
24 febbraio 2011