Dopo 5 giorni di bombardamenti e discussioni, finalmente i paesi dell’Alleanza hanno raggiunto un accordo politico per affidare alla Nato, probabilmente da domenica, il comando di tutte le operazioni militari in Libia, e non solamente della no-fly zone. Si tratta di una mezza sconfitta diplomatica della Francia, che comunque ha ottenuto di mantenere che la guida politica della missione resti nella mani di una cabina di regia il cui primo incontro si terrà a Londra nei prossimi giorni.
Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, ha detto che una nuova ondata di circa 250.000 rifugiati potrebbe essere spinta a fuggire dalla Libia durante gli scontri. L’Ue, dal canto suo, dietro suggerimento tedesco, si è detta pronta, ieri sera, a bloccare tutti i redditi derivati dal petrolio e dal gas al regime di Muammar Gheddafi, al fine di privarlo dei mezzi finanziari per reclutare mercenari. Sul fronte militare, nonostante l’arsenale militare di Gheddafi sia stato ridotto di molto, resta comunque una minaccia, secondo Hillary Clinton, che parteciperà al prossimo vertice di Londra. Dall’Italia arrivano velate notizie che parlano di una possibile intermediazione con il regime di Gheddafi, una volta che si riesca a convincere quest’ultimo a cessare il fuoco. In pratica, per paura di perdere un partner economico importante per il nostro paese, si cerca di stare con il piede in due staffe e non si fa una precisa scelta di campo, con la reale possibilità di regalare questa partnership ad altri paesi, tipo la Francia. E mentre a Bengasi sventolano la bandiera francese e a tripoli quella russa e quella cinese, il rischio di essere domani, a conflitto concluso, considerati amici del dittatore da una parte, e dall’altra, inaffidabili perché fautori di una politica ondivaga, pronti a schierarci nel momento del bisogno (secondo la visione di Gheddafi), contro un raiss al quale circa un anno fa baciavamo la mano, è abbastanza alto.
di Redazione
25 marzo 2011