Proseguono le operazioni di guerra sul cielo libico e il quartier generale di Gheddafi, a Tripoli, è stato nuovamente bombardato dagli aerei delle forze internazionali. Nel quinto giorno dell’operazione “Odissey Dawn” l’aviazione alleata è entrata in azione a Misurata, Ajdabiya e Zenten e inferto un duro colpo alle forze aeree del Colonnello, tanto da spingere l’air vice Marshall della Raf, Greg Bagwell, ad affermare «che l’aviazione libica non esiste più come forza combattente». Nel frattempo, le forze leali a Gheddafi, invece, avrebbero bombardato il principale ospedale e alcune case di Misurata, città nell’ovest della Libia.
 Sul fronte della coalizione ci sono ancora discussioni sul ruolo che deve avere la Nato con la Francia, che accetterebbe solo un ruolo di coordinamento, ma non un ruolo politico, da parte dell’alleanza atlantica. La Turchia avrebbe accettato di partecipare con alcune navi e un sottomarino di monitorare le coste libiche. All’italia, intanto, la Nato ha affidato il comando militare della missione navale, che dovrà fare rispettare l’embargo affidandolo a un ammiraglio italiano, Rinaldo Veri, che guida la componente marittima del comando congiunto Nato di Napoli. Fuori dal teatro di guerra, invece, fonti del Dipartimento di Stato americano hanno poi confermato alla Cnn che fedelissimi di Gheddafi stanno prendendo contatto con le autorità americane. Tra gli altri vi sarebbe anche un cognato del Raìs. A Bengasi, intanto, il Consiglio nazionale transitorio dei ribelli libici ha dato vita a un governo di transizione guidato da Mahmoud Jabril, uno dei leader dell’opposizione che aveva guidato la delegazione del Consiglio ricevuta all’Eliseo da Nicolas Sarkozy. Funzionari e diplomatici delle Nazioni Unite continuano a tenere i contatti con i ribelli, mentre tutta la delegazione libica all’Onu si è schierata con gli insorti, che stanno costruendo una rete diplomatica parallela a quella del regime. 
Il Consiglio ha anche nominato un responsabile finanziario del ‘nuovo governo’. Si tratta del professore Ali Tarhouni, che lavora e vive negli Stati Uniti e milita da anni nelle file dell’opposizione. Tarhouni ha un dottorato in economia e finanza conseguito all’università statale del Michigan e insegna alla Foster School of Business dell’università dello stato di Washington, a Seattle.
di Redazione
24 marzo 2011
Io penso che in qualche modo c’era da aspettarselo che Gheddafi non abbandonasse così facilmente le sue posizioni… in fondo l’ha fatto presente in più di una intervista e in più di una dichiarazione! Ora bisogna solo aspettare e vedere chi riuscirà ad averla vinta!