Il segretario generale dell’Onu in una conferenza stampa congiunta con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il signor Ban ha esortato Israele e i palestinesi a trovare una mediazione, ovvero la fine dei combattimenti.
Dopo la strage di domenica a Gaza nel quartiere di Shejaiya e i successivi combattimenti dove sono morti altri civili tra i quali donne e bambini ,l’Onu intensifica l’azione diplomatica per porre fine a questo spargimento di sangue che dura da 14 giorni e dove si contano 600 vittime palestinesi di cui 121 bambini secondo quanto rilevato dall’Unicef. Stamane Israele aveva risposto con un “no” alla tregua , ma giustamente le vie diplomatiche cercano di convincere Netanyahu che l’azione militare non solo non aumenterà la sicurezza di Israele che subisce continui attacchi da Hamas, anzi che se la sicurezza del paese si basa sulla forza, allora si parla di “Sicurezza effimera” Come dichiarato dal segretario generale dell’Onu Ban.
Nel frattempo il segretario di Stato Usa John Kerry che è da giorni al Cairo per tentare di trovare una via d’uscita ha dichiarato che gli Usa sono pronti a dare aiuto economico per fronteggiare l’mmediata crisi umanitaria a ma che è necessario porre fine ai combattimenti. Resta il quesito: che farà Israele? Il primo ministro israeliano continua a dire che Hamas usa i civili come scudo e che Israele ha il diritto di difendersi perchè Hamas è un gruppo terroristico che ha lo scopo di distruggere Israele, e quindi attribuisce ad Hamas la colpa delle vittime palestinesi. In sintesi ancora nulla di fatto nonostante le pressioni diplomatiche, e intanto i morti aumentano.