Sull’ipotesi che la transizione politica egiziana debba essere pacifica, sono tutti d’accordo, dalla comunità internazionale all’opposizione, passando per le forze armate; il nodo da sciogliere resta la presenza al potere di Hosni Mubarak che ha resistito alle manifestazioni del “Venerdì della partenza”, e affronterà oggi la “Domenica dei Martiri”, al tredicesimo giorno di proteste. Lo scorso venerdì ha sciolto la dirigenza del suo Partito Nazionale Democratico nominando nuovo Segretario generale un moderato. Ma non ha rinunciato alla guida del movimento. Washington appare incerta e per ora il rais resta al timone, anche se il suo vicepresidente Suleiman sta conducendo intensi colloqui con l’opposizione, questa mattina, infatti, incontrerà una delegazione dei Fratelli musulmani, uno dei principali gruppi dell’opposizione egiziana. Lo ha annunciato uno dei responsabili del movimento precisando che nella notte tra sabato e domenica è stato deciso di “avviare un dialogo” con le autorità di governo “per sapere fino a che punti sono pronti ad accettare le richieste del popolo”. Nel comunicato, i Fratelli musulmani hanno sottolineato di voler prendere le distanze dall’Iran che, aveva lanciato un appello all’instaurazione di un regime islamico in Egitto. Migliaia di persone, intanto, hanno manifestato nella piazza Tahrir al Cairo senza che si siano registrati incidenti: nella manifestazione della “Domenica dei Martiri” in quello che è divenuto l’epicentro della protesta è prevista anche la celebrazione di una messa cristiana, presumibilmente un modo per coinvolgere maggiormente la minoranza copta.
6 febbraio 2011