Dopo i festeggiamenti durati tutta la notte in Egitto, migliaia di persone sono questa mattina in piazza Tahrir, al Cairo, diventata il simbolo delle proteste anti-regime durante questi 18 giorni. In molti, hanno detto durante la notte di voler aspettare le dichiarazioni dei militari. Intanto, gli stessi militari hanno iniziato a rimuovere le barricate situate davanti al Museo nazionale egizio, all’ingresso nord della gigantesca piazza. I soldati, aiutati dai civili, hanno cominciato a togliere le carcasse delle auto bruciate e altri rottami, conseguenza dei disordini dei giorni scorsi. Anche i blindati dell’esercito che bloccavano le strade convergenti su Piazza Tahrir hanno liberato il passaggio, parcheggiandosi di fianco. Stamani diversi manifestanti ancora ballavano, cantavano e sventolavano bandiere sulla piazza. «È festa, siamo rinati!» grida un uomo di 40 anni, ingegnere agricolo. «Aspettiamo un altro comunicato dell’esercito. Non vogliamo essere governati dai militari. Vogliamo un governo di coalizione con gente esperta». «Ricorderemo per sempre questo giorno. Abbiamo scritto una pagina della storia», ha esultato Leila, 25 anni, studentessa di giurisprudenza. Mubarak «non aveva altra scelta, il popolo non lo voleva», ha ripetuto un ragazzo, «oggi inizia il nuovo Egitto».
 Tutta la stampa egiziana, quella di regime, quella di opposizione e quella indipendente, ha salutato il successo della rivolta popolare che ha portato alle dimissioni di Hosni Mubarak. 
Sul fronte occidentale, la reazione dei vari Paesi è stata di rispetto della svolta politica egiziana, ma anche di prudenza sull’effettiva transizione democratica . Ha festeggiato Barack Obama che si era schierato con il popolo di piazza Tahrir: «Sono pochi i momenti della vita in cui possiamo essere testimoni della storia. In quel che accade al Cairo – ha detto – c’è un’eco di Gandhi, e c’è un’eco del Muro di Berlino». «Il popolo ha parlato, la sua voce è stata ascoltata, l’Egitto non sarà mai più come prima», ha aggiunto il presidente degli Stati Uniti, chiamando l’esercito egiziano a garantire una transizione verso la democrazia «credibile agli occhi del popolo egiziano». In un discorso solenne alla Casa Bianca, Obama ha espresso la consapevolezza che questo cammino è ancora pieno di ostacoli: «All’Egitto non può bastare nulla di meno di una democrazia genuina»
12 febbraio 2011
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