Nel corso di una riunione di un’ora e mezza con il nuovo premier e il vice presidente Omar Suleiman, il presidente egiziano Hosni Mubarak ha chiesto al premier incaricato, Ahmad Chafic, di “riportare calma e stabilità ” nel Paese. Mubarak ha anche auspicato “maggiori riforme politiche”. Poche ore prima, da Washington, il segretario di stato americano, Hillary Clinton, aveva detto in un’intervista televisiva alla Cbs che i cambiamenti politici annunciati dal presidente egiziano “non sono affatto sufficienti”. “Questo”, ha proseguito Clinton, “è appena l’inizio di quanto deve accadere, un processo che porterà a misure concrete per poi sfociare in riforme democratiche ed economiche, che noi auspichiamo e di cui lo stesso Mubarak ha parlato nel suo discorso”. Intanto, il sesto giorno di rivolta popolare in Egitto ha visto il leader dell’opposizione egiziana, Mohamed El Baradei, arringare un’immensa folla che ha sfidato il coprifuoco, nella piazza Tahrir del Cairo, insistendo sulle dimissioni di Mubarak. “Non si può tornare indietro” ha detto El Baradei ai manifestanti, “il regime deve andare via e consentire l’inizio di una nuova era”. “Vi chiedo di avere pazienza, il cambiamento sta arrivando”, ha detto alla folla l’ex direttore dell’Aiea, che ieri è stato incaricato dai movimenti di opposizione, inclusi gli islamisti Fratelli musulmani, di “negoziare” con il governo in vista di una transizione. “Siamo sulla buona strada”, ha aggiunto, “la nostra forza è nel nostro numero”. El Baradei, pur non avendo una grande base di sostenitori in patria, resta l’unica personalità in grado di dare un volto e un nome alla protesta. Intanto, come ha riportato Al Jazeera, il movimento del 6 aprile, uno tra i principali dell’opposizione egiziana, ha chiamato a uno sciopero generale per il 31 gennaio e indetto una maxi manifestazione per il 1 febbraio, «per costringere Mubarak alle dimissioni».
 Gli organizzatori pianificano di portare nelle strade del Cairo oltre un milione di persone. Nel frattempo, un invito pressante agli Stati Uniti e ai governi europei a mettere fine, almeno pubblicamente, alle dichiarazioni critiche nei confronti del presidente egiziano Hosni Mubarak, è stato rivolto dai vertici politici d’Israele, attraverso canali confidenziali. Secondo il giornale israeliano Haaretz, in un colloquio telefonico tra il presidente americano Barack Obama e il premier israeliano Benyamin Netanyahu, quest’ultimo ha dichiarato che l’establishment israeliano resta convinto, sullo sfondo delle incognite legate alla rivolta popolare in atto al Cairo e in altre città , che «il mantenimento della stabilità del regime egiziano sia nell’interesse dell’Occidente e del Medio Oriente nel suo complesso». Per questo motivo, sarebbe il caso di «frenare le critiche pubbliche» verso Mubarak.
31 gennaio 2010
Nella nostra redazione lavorano giovani giornalisti pubblicisti neolaureati, SEO copywriting e stagisti. Tutti i redattori scelti vantano esperienze maturate in testate editoriali e provengono da diverse Università .