Elezioni Usa 2016: quando si insedierà il nuovo presidente? E sapete quale sarà la nuova vita di Michelle e Barack Obama?
Le elezioni Usa 2016 si sono appena svolte con la imprevista elezione del repubblicano Donald Trump. Tecnicamente, però, non a tutti è chiaro cosa succeda effettivamente dopo le elezioni: vediamo i vari passaggi e alcune curiosità su vecchi presidenti e candidati.
Cosa succede dopo le elezioni?
Nel sistema americano l’elezione del presidente è semidiretta, ovvero i semplici cittadini votano per eleggere i cosiddetti grandi elettori (538), delegati che dovranno a loro volta eleggere, stato per stato (a maggioranza assoluta), il presidente e il vicepresidente.
La prima fase (election day), l’elezione dei grandi elettori, è avvenuta come sappiamo lo scorso 8 novembre 2016. Nella pratica, il vincitore è già noto a conclusione dell’election day dal momento che i grandi elettori sono collegati al partito e voteranno automaticamente per il candidato corrispondente. Tuttavia tecnicamente i grandi elettori si riuniscono il lunedì dopo il secondo mercoledì di dicembre, ossia a questo giro il 19 dicembre 2016, per votare ed eleggere formalmente il nuovo presidente. Il 6 di gennaio il Congresso si dedicherà al conteggio dei voti e comunicherà ufficialmente il candidato vincente.
L’insediamento effettivo, il passaggio ufficiale del testimone con l’uscita degli Obama dalla Casa Bianca, avverrà solo il 20 gennaio 2016.
Cosa succede al vecchio presidente?
Durante le fasi iniziali della nuova presidenza è consuetudine che il presidente uscente rivesta un ruolo di consigliere: per un tempo di circa tre mesi Obama dovrebbe quindi offrire la propria esperienza per assistere il neoeletto. Per il resto, Obama tornerà ad essere un privato cittadino: la famiglia lascerà la Casa Bianca per andare ad abitare – a quanto si dice – in una graziosa casa a Washington, fino a quando la figlia minore avrà completato la high school, per fare poi probabilmente ritorno a Chicago.
L’ex presidente conta di dedicare il suo tempo, fra l’altro, alla Obama Foundation, e poi potrebbe dedicarsi alla scrittura, all’insegnamento, alla causa ambientale, o banalmente a un po’ di riposo e a coltivare i suoi hobby.
Cosa farà Michelle?
Michelle è stata molto impegnata durante la presidenza del marito e ancora di più in questi mesi di campagna elettorale. Si è costruita un suo spazio personale pubblico: tutti conoscono l’orto alla Casa Bianca e le sue battaglie per una migliore alimentazione, in primis nelle scuole. Qualcuno sta già parlando di una possibile candidatura di Michelle per le presidenziali 2020. Certamente è un’ipotesi suggestiva ma la Obama, molto popolare, pur non avendo un trascorso politico personale dovrebbe trovare ampio consenso nel partito e nel cuore degli americani. Staremo a vedere.
E i vicepresidenti?
Tutti (e quindi la cosa accadrà anche a Joe Biden) decadono dal mandato nel momento in cui termina quello del presidente. Contemporaneamente non rivestono nemmeno più le funzioni di presidente del Senato, ruolo che ricoprono durante tutto il quadriennio seppure con funzioni cerimoniali (non hanno diritto di voto se non nel caso di situazioni di parità nelle votazioni).
Che fine hanno fatto gli ex presidenti?
Ogni ex-presidente naturalmente ha scelto percorsi di vita differenti. Per restare agli ultimi: Clinton si è dedicato attivamente alla campagna elettorale di Hillary, mentre George W. Bush è tornato a vivere in Texas, fa il nonno, dipinge e si tiene un po’ più lontano dalla scena politica; entrambi hanno pubblicato libri di natura autobiografica.
Che fine hanno fatto i candidati usciti sconfitti?
C’è chi resta in politica, chi torna a dedicarsi ad attività private. Al Gore, per esempio, dopo la sconfitta del 2000 ha deciso di non ricandidarsi e si è speso per la causa ambientalista, fra l’altro tramite il documentario Una scomoda verità (An Inconvenient Truth) del 2006. Insieme all’Intergovernmental Panel on Climate Change ha vinto il Premio Nobel per la Pace nel 2007.
Mitt Romney invece si è candidato due volte (nel 2008 e poi nel 2012) e si è detto tentato di ricandidarsi anche per le elezioni 2016, progetto cui non ha poi dato corpo. Si è però espresso attivamente in pubblico riguardo alle sue posizioni politiche (contro Trump) in campagna elettorale. Nel frattempo è stato presidente del comitato organizzativo dei XIX Giochi olimpici invernali di Salt Lake City.
Anche John McCain è restato in politica e ha sostenuto attivamente Mitt Romney nella corsa del 2012 ma ha annunciato di non appoggiare Trump a seguito della pubblicazione del video con le affermazioni sessiste di qualche anno fa.