In Nigeria il gruppo terroristico Boko Haram sta conducendo continui attacchi nel nord del Paese, ora usando anche bambine imbottite di esplosivo. A contrastarli esercito e “vigilantes” civili, che però spesso non si comportano molto meglio…
La Nigeria è sconvolta da una serie di attacchi terroristici sempre più di ampia portata e sempre più cruenti che stanno interessando il nord-est del paese, in particolare la regione del Borno. Da sei anni il gruppo islamista radicale Boko Haram sta conducendo una battaglia violentissima per imporre uno califfato islamico in questi territori.
Chi è Boko Haram?
In realtà il nome ufficiale del gruppo che tutti conosciamo come Boko Haram sarebbe Jama’atu Ahlis Sunna Lidda’awati wal-Jihad, che significa il Popolo della Sunna per la predica e la jihad (approssimativamente traduciamo con “guerra santa”, ma sappiamo quanto questo termine possa avere enorme variabilità semantica, dalla “guerra interiore” per raggiungere la purezza alla vera e propria guerra sugli infedeli).
Però la popolazione di Maiduguri, di ceppo linguistico Hausa, chiama il gruppo Boko Haram che poi per brevità è diventato di uso comune. E l’espressione significa “L’educazione occidentale è un peccato”. Anche qui però la traduzione non è acclarata. Se Haram significa “ciò che è proibito”, Boko sarebbe una traslitterazione di book, quindi in senso generale “l’educazione”. Ma Boko secondo altri potrebbe significare semplicemente “frode”. “inganno”.
Il gruppo è attivo dal 2001 e ha la sua roccaforte nel nord-est del paese a maggioranza musulmana. Mira alla creazione di uno stato separato con legge la sharia (per altro già applicata in molte regioni settentrionali della Nigeria). Il fondatore è stato Mohammed Yusuf, ora deceduto, e sostituito da Abubakar Shekau.
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Violenza estrema, bambini kamikaze
Il gruppo attacca indistintamente caserme dell’esercito ma anche semplici villaggi, è ricorso a rapimenti di massa di studenti e ha esteso la sua azione anche al Cameroun (che ha fornito sostegno alla lotta dell’esercito nigeriano contro il gruppo dal 2013 entrato nella lista delle organizzazioni terroristiche stilata dagli Usa) con puntate in Niger e Ciad.
L’esercito regolare ha perso sostanzialmente il controllo di una fetta importante del paese dove la resistenza è fatta da volontari privati, li chiamano “vigilantes“, in gran parte giovani o giovanissimi che armati approssimativamente (usano anche tubi e machete) collaborano con i militari in particolare fornendo informazioni sui sospetti terroristi.
La difficoltà principale è infatti connessa al dedalo linguistico nigeriano: molti militari non parlano la lingua Kanuri che è diffusa nella zona interessata dagli assalti di Boko Haram.
I civili “vigilantes” possono così essere utili pedine “dall’interno” ma a loro volta diventano spesso schegge difficilmente controllabili e aumentano il caos globale della situazione (senza tenere conto che alla fine sono a loro volta gruppi ufficialmente “non riconosciuti” e che secondo alcune testimonianze avrebbero direttamente ucciso sospetti terroristi senza consegnarli alla polizia).
Il Guardian ha stimato che tra fine dicembre e inizio gennaio, in particolare a Baga, sono morti 2000 civili. Il 10 gennaio l’attentato più terribile: una bambina di 10 anni imbottita di esplosivo è stata usata come kamikaze in un mercato di Maiduguri (20 morti accertati).
Numerosi anche gli attacchi a chiese cristiane e scuole ma persino a moschee considerate “non allineate” (come quella di Kano dove il 28 novembre 2014 sono morte 100 persone). A causa del conflitto si stima che tra 1 e 3 milioni di persone siano state costrette ad abbandonare le loro case dal 2001.
Febbraio 2014: elezioni senza elettori in molte regioni
Nel prossimo febbraio la Nigeria tornerà al voto. Il presidente uscente Goodluck Jhonatan nonostante le svariate promesse non è riuscito a garantire un ritorno alla normalità nelle zone sconvolte dalla guerra. Si è calcolato che  oltre 1 milione di tessere elettorali non sono state recapitate in queste zone dove sostanzialmente non si potrà esercitare il diritto di voto.
Nel nord dominano “ufficialmente” emiri feudali, molto ricchi, in un contesto di popolazione estremamente povera. L’esercito è stato accusato di crimini esso stesso, ad esempio il giornalista Gwynne Dyer parla di spari sulla folla radunata a protestare dopo la strage alla moschea di Kano.
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