Speravo non succedesse mai.
O meglio, sapevo che prima o poi sarebbe accaduto, ma nutrivo la flebilissima speranza che non succedesse mai. Ed invece… Ricordate il primo pezzo di questo blog?
Vi si narrava la valenza mistica dell’armadio femminile; e si accennava anche alla sua peculiarità, oltre quella naturale di contenere i vestiti, di funzionare quale porta di passaggio per altri universi. E, credetemi, è tutto vero! Insomma ieri sera, mentre ero impegnatissimo in faccende alquanto delicate, mi sento chiamare.
“Amore, potresti venire un secondo in camera da letto?”
Mannaggia i pescetti, proprio mentre sto combattendo con il mostro del 6° livello? Però se mi vuole in camera da letto, dove appunto c’è il letto… Arrivo!
“Guarda, solo tu puoi aiutarmi: mi cerchi il vestitino grigio scuro con le sfumature grigio chiare nell’armadio? Non riesco proprio a trovarlo…”
Ah… c’è pure l’armadio in camera da letto… Supposizione totalmente errata! Comunque, nella speranza di essere ricompensato trovandole l’abitino, apro le ante e mi avvicino con la testa alla jungla di abbigliamento che lì dentro regna sovrana. E non appena i miei capelli hanno toccato una camicia violetta, ecco che mi sento attratto da una forza irresistibile che mi catapulta dentro l’armadio. Mamma mia, che spavento! Inizio a destreggiarmi tra pantaloni animati che mi accusano di non essere indossati da settimane, da borse con lunghi canini lasciate nel dimenticatoio, da maglioncini urlanti usati non più di due volte. Ma cosa vogliono da me?
Mica sono miei quei vestiti! All’improvviso sento urlare “prendimi, sono qui!” e scorgo il vestitino grigio scuro con le sfumature grigio chiare che sta conducendo una spietata lotta contro altri sette vestitini grigi, perfettamente identici nel taglio e differenti solo per le sfumature, che vogliono essere indossati al posto suo.
Sfoggio il mio repertorio da kick-boxer e traggo in salvo il vestitino che per la gioia vorrebbe che lo indossassi subito. Mentre gli spiego che non sono io il suo padrone, cerco la strada del ritorno ma, trovatala, in lontananza odo un lamento. Ormai so da dove si esce, e mi dirigo a vedere di cosa si tratta…
“Numa! Ma come sei cresciuto! Sono due mesi che ti cerco, credevo fossi scappato. Ma come ci sei finito qui dentro?”
Il povero cucciolone deve essere stato risucchiato mentre lei si vestiva ed ha avuto difficoltà a ritrovare la strada. Da una sommaria analisi del luogo, capisco che è rimasto in vita nutrendosi della fibra di cocco di quelle borse comprate tanti anni fa e mai usate.
La spedizione, più fruttuosa del previsto, mi ha permesso di ritrovare anche Numa.
“L’hai trovato?“
Eh, ho rischiato la vita ma eccolo. Ho pure ritrovato Numa… non so come si era perso lì dentro.
“Non mi avrà mica smangiucchiato qualche vestito, eh? Ma guarda è tutto sgualcito, potevi stare attento, no!”
Come no! E’ già un miracolo che sono uscito vivo! Potevi almeno darmi un ferro, che oltre ad usarlo come arma, ormai che c’ero stiravo pure qualcosa…
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almeno il cane è salvo