Arrestato a Brescia un cittadino marocchino di 20 anni che aveva creato su Facebook dei gruppi per condividere, con gli altri iscritti, istruzioni e informazioni finalizzate al terrorismo e alla realizzazione di ordigni esplosivi. Nel mirino della missione jihadista del giovane vi sarebbe stata anche la sinagoga di Via della Guastalla a Milano.
L’attività del giovane, è stata scoperta attraverso il monitoraggio dei numerosi siti web che ospitano discussioni e diffondono documenti su tematiche jihadiste. Tra le regole imposte dal giovane estremista quella che imponeva: “Nessun video su canti religiosi, solo armi ed esplosivi”. Per quanto accertato finora dagli investigatori gli utenti in contatto con l’arrestato sono perlopiù presenti all’estero, infatti, la Metropolitan Police di Londra ha posto oggi in stato di fermo una donna risultata in contatto con il giovane marocchino.
L’inchiesta – secondo gli inquirenti – conferma ancora una volta, come il cyberspazio sia l’ambiente privilegiato da estremisti e terroristi per il loro jihad tecnico, in ragione della facilità con cui essi possono stabilire interconnessioni virtuali e operare sentendosi tutelati da un sostanziale anonimato.
Il giovane, come tanti altri sui coetanei, rappresenta il tipico prodotto delle martellanti campagne di propaganda e istigazione alla violenza condotte, sempre attraverso Internet, da Al Qaeda e da altre organizzazioni terroristiche: è una precisa strategia diretta soprattutto a suggestionare i giovani musulmani residenti in Occidente affinché essi possano immedesimarsi nell’ideologia terroristica e poi, autonomamente e senza alcun contatto diretto con l’organizzazione, passare all’azione.
L’attività del giovane, è stata scoperta attraverso il monitoraggio dei numerosi siti web che ospitano discussioni e diffondono documenti su tematiche jihadiste. Tra le regole imposte dal giovane estremista quella che imponeva: “Nessun video su canti religiosi, solo armi ed esplosivi”. Per quanto accertato finora dagli investigatori gli utenti in contatto con l’arrestato sono perlopiù presenti all’estero, infatti, la Metropolitan Police di Londra ha posto oggi in stato di fermo una donna risultata in contatto con il giovane marocchino.
L’inchiesta – secondo gli inquirenti – conferma ancora una volta, come il cyberspazio sia l’ambiente privilegiato da estremisti e terroristi per il loro jihad tecnico, in ragione della facilità con cui essi possono stabilire interconnessioni virtuali e operare sentendosi tutelati da un sostanziale anonimato.
Il giovane, come tanti altri sui coetanei, rappresenta il tipico prodotto delle martellanti campagne di propaganda e istigazione alla violenza condotte, sempre attraverso Internet, da Al Qaeda e da altre organizzazioni terroristiche: è una precisa strategia diretta soprattutto a suggestionare i giovani musulmani residenti in Occidente affinché essi possano immedesimarsi nell’ideologia terroristica e poi, autonomamente e senza alcun contatto diretto con l’organizzazione, passare all’azione.
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