Le elezioni presidenziali francesi saranno importanti per noi e per tutta l’Europa. Capiamo perché
Pochi giorni e in Francia si terranno le elezioni presidenziali per la successione a François Hollande. Il testa a testa tra i due candidati Macron e Le Pen sembra delineare una situazione abbastanza chiara per il primo turno con 2 contendenti in posizione di vantaggio. Ma vediamo perché le elezioni francesi sono importanti anche per noi.
1) Un partito anti-europeo alla guida di uno degli stati europei più importanti
Chiaramente dall’esito delle elezioni francesi si avrà un evidente segnale anche in chiave europea. Se trionfasse il candidato di destra anti-Europa Marine Le Pen ci troveremmo con un presidente di uno degli stati fondatori e di uno degli stati più popolosi, ricchi e influenti del continente che opererebbe per un referendum contro l’Europa e una possibile uscita dall’Euro e dall’Unione. Inoltre l’effetto a catena sarebbe difficilmente prevedibile in termini elettorali in un periodo in cui i movimenti populisti, anti euro e no-Europa sono in costante crescita in tutto il continente.
2) Il trionfo dei candidati alternativi
Il candidato Macron, dato in grande crescita e indicato in prima posizione da molti sondaggi per il primo turno, è il fondatore di un nuovo movimento: En Marche! che esiste solo da un anno. Macron non è un parvenu della politica ma è stato ministro del secondo governo Valls fino al 2016 e si posiziona politicamente al centro-sinistra, seppure definendosi “candidato indipendente”. Il suo partito è fortemente personale, E. M., iniziali di En Marche, sono anche le iniziali del ministro stesso, Emmanuel Macron: giovane (politicamente parlando, ha soli 39 anni), energico, dinamico, capace di posizionarsi bene a livello mediatico e di social network. Si tratta di un candidato “quasi” alternativo, proviene dal partito socialista ma è riuscito a dare una percezione di sé di autonomia e a collocarsi in un’area che è riuscita anche ad assorbire il dissenso e le proteste nate contro e entro i grandi partiti (socialisti, gollisti). Un po’ come Trump, un uomo politico “self-made”, o quasi, che ha costruito un’ascesa politica partendo dalla sua persona prima che da una piattaforma politica ben precisa.
Un ballottaggio Macron-Le Pen sarebbe comunque storico: per la prima volta non andrebbero al secondo turno né gollisti né socialisti, i partiti che hanno dominato la scena politica francese del dopoguerra.
Vedi anche: Elezioni in Francia, cosa dicono gli ultimi sondaggi.
3) Rapporti con Usa e Russia
Tradizionalmente la Francia ha una posizione di forte autonomia, quasi nazionalistica, sia in Europa che a livello globale. Per qualche anno non è stata membro della Nato, con gli Usa in passato è stata spesso critica. Evidentemente una vittoria di Le Pen, molto legata al presidente russo Putin, sarebbe importante per i rapporti Francia-Russia. Per quanto riguarda Macron su alcuni organi di stampa è girata la voce di possibili dossier russi e di tentativi di hackeraggio in stile “Hilley”. Difficile capire quanto ci sia di reale in tutto questo: ormai purtroppo il grado di verità e propaganda in questo genere di notizie è difficilmente separabile.
Rispetto agli Stati Uniti Macron è stato critico riguardo la politica climatica della nuova presidenza Trump e ha invitato gli scienziati cui era stato rivolto l’appello a non parlare pubblicamente di tematiche legate al cambiamento del clima ad andare in Francia. Nella sua piattaforma politica si parla di Europa (“dobbiamo fermare Le Pen nel nome dell’Europa) e mondialismo, tendenze non proprio di moda in questi anni.
4) Le ripercussioni per il voto in Germania
Francia ad aprile, Germania a settembre. I due paesi centrali nella storia e nell’attuale coordinamento e guida dell’Europa vanno alle Elezioni in contemporanea. Il voto francese influenzerà quello tedesco? Difficile a dirsi, anche perché in Francia c’è un sistema presidenziale con doppio turno e ballottaggio mentre in Germania si vota con il proporzionale. E il proporzionale è significato negli ultimi tempi Grande Coalizione.
Ma una affermazione importante, anche solo al primo turno, della Le Pen potrebbe un po’ scompaginare i giochi in Germania dove il partito “equiparabile” al Fronte Nazionale, l’Afd di Frauke Petry, è dato come terza forza, ancora lontana da Cdu e socialdemocratici, ma nel tempo si è molto rafforzata con le sue tematiche nazionalistiche, anti-immigrati e antieuropeistiche.
5) 15 mila radicalizzati, un problema per la Francia e l’Europa
L’attentatore di Berlino che viene ucciso a Sesto San Giovanni. I terroristi che si spostano tra Francia e Belgio, che vanno in Siria e tornano nella madrepatria. Stime recenti parlano di 15 mila radicalizzati in Francia. Una cifra enorme rispetto alla quale la politica tradizionale ha saputo avanzare poche proposte. L’unica via, invero un po’ generica, che accumuna i candidati alle presidenziali francesi è segnata dalla prospettiva di “aumentare la sicurezza”.
Ovviamente il tenore delle proposte del Fronte Nazionale è più radicale ma in generale manca un approccio globale al problema e i tentativi di “deradicalizzazione” messi in campo dai governi negli ultimi anni si sono rivelati un flop, con anche accuse di truffa ad alcune associazioni che avevano ricevuto fondi statali in materia.
In sintesi, possibili ripercussioni per noi:
-  vince la Le Pen, la Francia procede ad un referendum su Euro ed Europa con conseguenze difficilmente prevedibili per la nostra economia fragile senza il cappello continentale o in un contesto europeo più debole.
- Vince la Le Pen: possibile chiusura nazionalistica, con fine o modifica degli accordi di Schengen e maggiori problemi per la gestione dei migranti che sarebbe ancora di più lasciata all’Italia.
- Vince la Le Pen, possibile fine o ammorbidimento delle sanzioni alla Russia con benefici per le nostre esportazioni.
- Vince Macron: difficoltà di comprendere quale tipo di politica verrà fatta contro il terrorismo e in particolare nei confronti dei radicalizzati o dei foreign fighters che tornano dalla Siria e dall’Iraq.
- Vince Macron: un forte segnale della fine della “vecchia” politica, con possibile rafforzamento dei nuovi leader carismatici, comunicativi e forti sul piano mediatico, e dei movimenti politici con approccio “anti-sistema”m “alternativi al sistema” che esistono anche in Italia e in altri Paesi del continente.