Aspettative e timori (PARTE IV)

Aziende e imprenditori, nell’approcciarsi ad una soluzione di TM, esprimono anche alcune forme di paura e di diffidenza

(28 ottobre 2009) – Indagini svolte nei principali Paesi europei hanno evidenziato le principali motivazioni per cui le aziende ricorrono ad una soluzione di TM:

  • flessibilità, forse la motivazione maggiormente ricorrente, che è possibile leggere in due modi: soprattutto come possibilità di disporre di competenze di alto livello, senza alcun appesantimento dei costi fissi di lungo periodo, ma anche come necessità di lasciare aperto il maggior numero di  gradi di libertà possibile prima di definire la soluzione di lungo periodo;
  • velocità nell’avviare il progetto: nella norma, in meno di due settimane è possibile far entrare il manager in azienda;
  • qualità del manager e della soluzione complessiva;
  • efficacia nel raggiungimento della soluzione ottimale al problema posto;
  • operatività immediata, derivante dal livello di seniority dei manager impiegati e dal loro tendenziale sovradimensionamento di qualifica;
  • motivazione dei manager, fortemente orientati allo specifico progetto;
  • nessuna complicazione ed onere legato al termine dell’incarico;
  • efficienza in termini di costi.


Tali ricerche hanno evidenziato anche le seguenti aspettative:
  • spesso, l’azienda avverte l’esigenza di un servizio più che quella di un manager solo: questa esigenza viene manifestata con maggior frequenza dalle PMI che esprimono il bisogno di essere guidate e accompagnate, in forme più o meno intense, durante tutta la vita di un progetto;
  • un manager di grande esperienza che sappia anche essere un grande operativo e un realizzatore;
  • un manager che sappia integrarsi operativamente con il gruppo alla guida dell’azienda, senza mai scendere ad un eccessivo livello di familiarizzazione e omologazione con lo stesso;
  • direttamente legato al punto precedente: un manager intellettualmente indipendente, poco propenso alla “politica” e a fare gruppo per difendere la propria posizione o i propri interessi, e dotato di forte senso dell’obiettività;
  • un manager il cui senso etico sia assolutamente fuori discussione.
Aziende e imprenditori, nell’approcciarsi ad una soluzione di TM, esprimono però anche alcune forme di paura e di diffidenza, legate principalmente al tema della confidenzialità e della riservatezza. Poiché il Tman, per livello di seniority e criticità dei problemi su cui operare, viene frequentemente a contatto con informazioni e dati molto delicati e riservati, l’azienda, specie se piccola e di natura imprenditoriale, si pone il problema di un possibile utilizzo improprio di tali informazioni. Nella norma, ciò viene risolto da alcune clausole di garanzia (es. il manager si vincola a non operare per un dato periodo di tempo, direttamente o indirettamente, per aziende direttamente concorrenti dell’azienda cliente).

Una  seconda paura riguarda il livello di commitment del manager, ovvero: non è che il manager mi lascia a metà progetto non appena trova un posto a lungo termine? Si tratta di un timore legato alla concezione – ormai passata – del TMan come persona impegnata su un progetto per riempire un buco durante la ricerca di un posto da dirigente tradizionale. Con opportune clausole contrattuali è abbastanza semplice proteggersi. Infine, c’è chi si pone anche la domanda: se è così bravo, perché fa il Tman? Domanda per certi versi “classica”, anch’essa legata alla vecchia concezione del TM non come professione a sé stante, ma come impiego tappabuchi.

 

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