Berlusconi dopo settimane di silenzio, annuncia che rinuncia a candidarsi e che il 16 dicembre il Pdl farà le primarie. “Sta al Popolo della Libertà – ha dichiarato l’ex premier – al segretario Angelino Alfano, e a una generazione giovane che riproduca il miracolo del 1994, dare una seria e impegnativa battaglia per fermare questa deriva”. Quanto fatto dal 1994, ha continuato, “non può essere disperso” e “la continuità con lo sforzo riformatore cominciato diciotto anni fa è in pericolo serio.
Una coalizione di sinistra che vuole tornare indietro alle logiche di centralizzazione pianificatrice che hanno prodotto la montagna del debito pubblico e l’esplosione del paese corporativo e pigro che conosciamo, chiede di governare con uno stuolo di professionisti di partito educati e formati nelle vecchie ideologie egualitarie, solidariste e collettiviste del Novecento”.
“Per amore dell’Italia – ha detto Berlusconi- si possono fare pazzie e cose sagge. Diciotto anni fa sono entrato in campo, una follia non priva di saggezza: ora preferisco fare un passo indietro per le stesse ragioni d’amore che mi spinsero a muovermi allora. Non ripresenterò la mia candidatura a premier ma rimango a fianco dei più giovani che debbono giocare e fare gol. Ho ancora buoni muscoli e un po’ di testa – ha continuato – ma quel che mi spetta è dare consigli, offrire memoria, raccontare e giudicare senza intrusività ”.
“Con elezioni primarie aperte nel Popolo della Libertà – ha detto ancora – sapremo entro dicembre chi sarà il mio successore, dopo una competizione serena e libera tra personalità diverse e idee diverse cementate da valori comuni. Il movimento fisserà la data in tempi ravvicinati (io suggerisco quella del 16 dicembre), saranno gli italiani che credono nell’individuo e nei suoi diritti naturali, nella libertà politica e civile di fronte allo Stato, ad aprire democraticamente una pagina nuova di una storia nuova, quella che abbiamo fatto insieme, uomini e donne, dal gennaio del 1994 a oggi”.
“Lo faranno con un’investitura dal basso – ha spiegato – nella quale ciascuno potrà riconoscere non solo i suoi sogni, come in passato, e le sue emozioni, ma anche e soprattutto le proprie scelte razionali, la rappresentanza di idee e interessi politici e sociali decisivi per riformare e cambiare un paese in crisi, ma straordinario per intelligenza e sensibilità alla storia, che ce la può fare, che può tornare a vincere la sua battaglia europea e occidentale contro le ambizioni smodate degli altri e contro i propri vizi”.
Rispetto al governo Monti, il Cavaliere ha rivendicato la decisione di aver lasciato un anno il ruolo di premier al “senatore e tecnico Mario Monti, “espressione di un Paese che non ha mai voluto partecipare alla caccia alle streghe”. “Il presidente del Consiglio e i suoi collaboratori – ha dichiarato – hanno fatto quel che hanno potuto, cioè molto, nella situazione istituzionale, parlamentare e politica interna, e nelle condizioni europee e mondiali in cui la nostra economia e la nostra società hanno dovuto affrontare la grande crisi finanziaria da debito”.
“Sono stati commessi errori – ha continuato Berlusconi – alcuni riparabili a partire dalle correzioni alla legge di stabilità e ad alcune misure fiscali sbagliate, ma la direzione riformatrice e liberale è stata sostanzialmente chiara. E con il procedere dei fatti – ha concluso – l’Italia si è messa all’opera per arginare con senso di responsabilità e coraggio le velleità neocoloniali che alcuni circoli europei coltivano a proposito di una ristrutturazione dei poteri nazionali nell’Unione Europea”.