La conduttrice di “Chi l’ha visto?” assieme al collega Emmanuele Agostini che lavora con lei al programma di Rai Tre ha scritto un libro sulla vicenda giudiziaria di Gino Girolimoni, accusato dal regime fascista di una serie di delitti (rapimenti, stupri, omicidi) aventi come vittime bambine tra i 2 e i 9 anni. Il libro si pone a metà tra il romanzo e il saggio storico, descrivendo non solo la vicenda del “Mostro di Roma”, ma anche il rapimento e l’uccisione di Giacomo Matteotti e,soprattutto, il ruolo della stampa di regime che ha voluto fare di Girolimoni un capro espiatorio per compiacere Mussolini, sceso personalmente in campo per chiedere una severa punizione per il colpevole. Contro Gino Girolimoni si costruisce un castello indiziario fragilissimo, ma verrà consegnato alla storia come il “Mostro di Roma”, ancora oggi nella capitale dare del “Girolimoni” a qualcuno significa dargli del mostro o del pedofilo.Il libro contiene anche degli spunti che molto hanno a che fare con l’attualità dei giorni nostri, non solo per quel che riguarda il ruolo della stampa, ma anche per il ruolo dei giudici: è proprio grazie all’indipendenza di un Pubblico Ministero che Girolimoni viene scarcerato, il Pm aveva capito che Gino non era il colpevole e che non c’erano indizi seri contro di lui; ne chiese, allora, il proscioglimento andando contro le aspettative del regime fascista e dell’opinione pubblica. Ma chi era il vero assassino delle bambine? Ci sono soltanto alcune ipotesi: un popolano che abitava nel quartiere e conosceva le vittime oppure un gerarca fascista che venne successivamente ucciso in circostanze mai completamente chiarite.