L’Italia ha intrapreso “un percorso di guerra durissimo che non è ancora finito”. Così il premier Mario Monti che lancia un forte richiamo sulla crisi nel giorno in cui ha lasciato Vittorio Grilli il compito di guidare il ministero dell’Economia, Mario. Non ce l’ha con i partiti e con il Parlamento, che anzi hanno dimostrato “responsabilità ” in questo momento “drammatico” tanto da dare “serenità sulle prospettive di governo” dopo le elezioni del 2013. Si rivolge semmai alle parti sociali, invitandole ad avere un atteggiamento di “collaborazione” e a considerare morta e sepolta la concertazione.Monti è intervenuto all’assemblea dell’Abi, al palazzo dei congressi dell’Eur, dopo che il governatore di Bankitalia Visco ha ricordato l’amara verità di un’Italia ancora in recessione. Le parole di Monti sono un mix di prudenza e ottimismo: “Ci vorrà tempo per vedere gli effetti dei nostri provvedimenti su crescita e occupazione – spiega il premier – ma non ho dubbi che questi effetti ci saranno perchè le cose fatte vanno nella direzione di rimuovere i vincoli strutturali alla crescita”. Se l’Fmi colloca la ripresa per l’Italia nella seconda metà del 2013, Monti è più vago: “Credo si possa ragionevolmente sperare, non so in quale mese, che i cittadini e chi sarà al governo possano vedere i primi risultati”. Dove invece il premier non usa giri di parole è nella stoccata che dà alle parti sociali. Probabilmente ancora irritato per l’inedita convergenza tra la Confindustria di Squinzi e la Cgil della Camusso, il premier si dedica allo demolizione dell’idea di concertazione: quella, osserva, che “ha generato i mali contro cui noi combattiamo e a causa dei quali i nostri figli non trovano facilmente lavoro”.