Per non incontrare i magistrati napoletani, Berlusconi è salito ieri al Quirinale con il pretesto di presentare la manovra approvata e la prospettiva di nuovi interventi in materia economica, ma in realtà, l’obiettivo era azzardare un blitz sulle intercettazioni. La mossa ha incontrato la ferma resistenza di Giorgio Napolitano. Dal Colle, a sera, nessuno conferma, nessuno smentisce.
Con il Capo dello Stato, comunque, il premier si sarebbe lamentato per il rischio che intercettazioni imbarazzanti possano mettere in difficoltà non la sua persona, ma più in generale il Paese che già sta tentando di reagire all’assalto degli speculatori. A maggior ragione, se davvero venisse tirato in ballo un leader straniero. Nella maggioranza si vocifera addirittura di interventi dall’alto, attraverso canali diplomatici, per evitare che eventuali intercettazioni possano determinare gesti eclatanti nei confronti del nostro Paese. Solo indiscrezioni che indicano anche alcuni ministri e parlamentari come l’oggetto di conversazioni scabrose. Solo voci, che per ora non trovano conferme ufficiali. Di certo, durante il Consiglio dei ministri di ieri sera, il premier avrebbe argomentato che quella sulle intercettazioni è “la prima legge che vogliono gli italiani” perché “l’87% è intercettato”.
Resta comunque il timore che la data di oggi, in cui sarà depositata la notifica di chiusura indagini per l’inchiesta di Bari sul giro di prostituzione che coinvolge Giampiero Tarantini, sia un punto di non ritorno, dal quale, mettere un freno alla pubblicazioni di certe conversazioni che rischiano di far arrossire chi le legge, sarà praticamente impossibile.
Inoltre oggi, il gip di Milano Stefania Donadeo ha disposto l’imputazione coatta per Silvio Berlusconi nell’ambito della vicenda sul passaggio di mano dell’intercettazione tra Fassino e Consorte nell’inchiesta Bnl-Unipol. Il giudice ha rigettato la richiesta di archiviazione che aveva invece formulato il pm Maurizio Romanelli e ordinato che le carte tornino in procura per la richiesta di rinvio a giudizio, che dovrà poi essere in seguito valutata da un gup.