Checché ne dica Giuliano Ferrara nel programma serale su Rai 1, i ‘Grillini’ , sono stati i protagonisti delle elezioni amministrative. Federico Pizzarotti, candidato del ‘Movimento Cinque Stelle’ a Parma, ha conquistato il ballottaggio (19,47% dei voti) contro il candidato del centrosinistra Vincenzo Bernazzoli (39,2%). A Genova si fermano al terzo posto a un’incollatura dal ballottaggio, a Verona dove Tosi (maroniano), viene riconfermato il movimento 5 Stelle arriva quasi al 10%. Ma ovunque la presenza del movimento di Grillo fa sentire il suo peso drenando voti sia destra che a sinistra. I veri sconfitti sono i partiti tradizionali: la Lega scompare, il Pdl ha una sconfitta bruciante, il terzo polo paga lo scotto delle sue non scelte, il Pd che si proclama vincitore, in realtà regge ma non sfonda.
Si tratta di una rivoluzione copernicana della geografia politica italiana ed è un errore continuare a considerare questo sovvertimento come il risultato dell’antipolitica, questa in realtà è la fotografia dell’antipartitica, intesa come un sentimento di repulsione verso i partiti tradizionali, ma non è venuta meno negli italiani la voglia di fare politica, anzi tutt’altro, l’idea è quella di fare una nuova politica, più trasparente, più vicina ai bisogni della gente e meno a quelli dei grandi gruppi di potere politico-finanziari.
Monti potrà andare avanti con le sue ineludibili politiche di rigore, anche se a sostenerlo sono i partiti che oggi il voto penalizza, a tutto vantaggio del’exploit dei grillini? Tace Palazzo Chigi: “Non si commentano gli andamenti delle elezioni amministrative”. Ma di certo un voto come questo, oltre a rendere più difficile l’accordo su una legge elettorale proporzionale, ha tra i suoi effetti quello di non rafforzare il governo. Nonostante il Pdl proclami il contrario, resta nel partito di Berlusconi la tentazione di sottrarre l’appoggio a Monti, andando al voto anticipato per non subire ancora di più alle politiche nel 2013 la ribellione degli elettori penalizzati. E tanto per iniziare, Alfano dice basta ai vertici con ABC. La sede del partito di Berlusconi, ieri lontano per seguire l’investitura dell’amico Putin a Mosca, ieri è rimasta emblematicamente chiusa ed i colonnelli parlano in ordine sparso: chi per dire che si è sbagliato candidati, chi per affermare il contrario. Solo a sera il segretario Angelino Alfano ammette il tonfo del partito, che va a sbattere nei 23 comuni dove si presenta da solo. E che in una grande città come Palermo (dove aveva sindaco e 60% dei consensi) neppure arriva al ballottaggio. “Aspettiamo domani i dati definitivi – cerca di arginare Alfano – è stata una sconfitta ma non una catastrofe, paghiamo la responsabilità per il sostegno al governo Monti che non vogliamo far mancare, anche se non voteremo l’invotabile. Nel Pd dove gli umori complessivi sono buoni, Bersani può parlare di non sconfitta. “Non è vero che hanno perso tutti – dice il segretario – , noi siamo avanti ed è emerso un nettissimo rafforzamento del Pd e del centrosinistra in molte città italiane”. Nessun candidato di Bersani però vince al primo turno, si deve cedere il passo ai cugini dell’Idv. Anche la Lega è ammaccata e tace Umberto Bossi, che perde persino nel suo comune, Cassano Magnago. La vittoria personale di Tosi – le cui liste furono oggetto dell’anatema del Senatur- viene vissuta nel Carroccio come “la prima vittoria congressuale di Roberto Maroni”. E l’ex ministro è piuttosto esplicito sul futuro: “Dobbiamo ripartire da Verona…”, chiosa.
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